Avevamo tre, sei,
sette anni: io, i pazzi,
gli sciancati, i geni del male,
i dolori con due gambe,
gli abitanti della Palestina
e quegli inglesi che tanto strano
sembravano mangiare.
Avevamo poco da prendere
e poco da perdere e tre, sei,
sette anni di vita al massimo.
Eravamo io, una piccola Afrodite
che non sapeva nuotare, i pugili,
i Nazgûl, i santi ancora in vita
e quei soli sulla terra
chiamati donne da tutti.
Simone… Questa me la ricordo, l’avevi già postata, giusto? Dì la verità, l’hai messa per via della condanna di Berlusconi 😉
Buon gusto, mai sopra le righe.
grazie dei complimenti e del riblog. è stato un esperimento un po’ surreale, dato che sembrava l’unica cosa al mondo, questa dei sette anni, ho voluto partecipare in maniera ‘laterale’, con una poesia di tanti anni fa che proprio nulla c’entrava… 🙂
ciao e a presto, ancora grazie
🙂 plego
L’ha ribloggato su iCalamarie ha commentato:
Questa mi era piaciuta leggendola a suo tempo. Ora mi piace il buon gusto di Simone, che celebra senza gridare, che è giovane ma non sa strafare. Bravo.